JOKER FOLIE A’ DEUX

Da decenni, il Joker rappresenta una delle figure più iconiche e affascinanti nel panorama dell’intrattenimento. Nato nel 1940 sulle pagine dei fumetti DC Comics, il Clown Principe del Crimine è diventato molto più di un semplice antagonista per Batman. Da allora, il personaggio ha assunto mille volti, attraversando con disinvoltura i propri confini tra fumetti, videogiochi, serie TV e cinema, fino a divenire un simbolo dell’immaginario collettivo e non sempre in senso negativo.

Se il mondo dei comics ha dato vita a innumerevoli versioni di Joker, è con il suo arrivo nell’audiovisivo che il suo fascino ha raggiunto il suo culmine. La sua complessa e articolata follia è riuscita a oltrepassare la pagina stampata, entrando nella quotidianità degli spettatori e regalando un’immagine tanto disturbante quanto concreta ed estremamente affascinante. Il cinema e la televisione hanno fatto ciò che nessun medium precedente era riuscito a fare: ridurre la distanza tra il Joker e lo spettatore comune, rendendolo più umano, forse addirittura più vicino, del suo eterno nemico in costume, Batman.

Fin dal suo esordio, il Joker è stato il perfetto contraltare del Cavaliere Oscuro. Se Batman incarna il rigore, il controllo e la giustizia, il Joker rappresenta l’anarchia, la follia e il caos allo stato più puro. Questa dualità ha spinto a un pensiero antropologico intere generazioni di lettori e spettatori su ciò che rappresenta il bene e il male, ma è nell’evoluzione del personaggio sullo schermo che si è manifestata una trasformazione ancora più significativa: il Joker non è più solo un villain, ma un protagonista a tutti gli effetti.

Un Pagliaccio che Rispecchia la Società

La chiave del successo del Joker sta nel modo in cui la sua figura ha saputo riflettere le ansie e le paure della società moderna. In film come Il Cavaliere Oscuro (2008), l’interpretazione di Heath Ledger ha portato il Joker a incarnare il terrore del caos incontrollabile, mentre il recente Joker (2019) di Todd Phillips, con Joaquin Phoenix, ha messo in luce le fragilità psicologiche e sociali del singolo individuo, sollevando interrogativi profondi sulla condizione umana. In entrambe le versioni, il Joker emerge come una figura tragica, capace di catturare l’empatia degli spettatori, pur restando una minaccia temibile.

Questo passaggio da villain a protagonista riflette una mutazione del modo in cui consumiamo le storie. Non siamo più interessati esclusivamente al supereroe invincibile, ma c’è la necessità esplorare i limiti della moralità o delle capacità dei singoli personaggi, capire cosa spinge un uomo a diventare il Joker. La DC Comics, attraverso le sue trasposizioni cinematografiche e televisive, è riuscita a portare il pubblico dentro la mente di un personaggio che non solo spaventa e inquieta per i crimini che commette, ma in qualche modo, nel bene e nel male, coinvolge emotivamente.

Todd Phillips, il nuovo papà del Joker

Lo abbiamo detto sopra, il Joker di Phillips ha completamente ribaltato la situazione mostrando il punto debole di questo personaggio, la fragilità emotiva che, in questa reinterpretazione diventa il fianco mostrato al nemico. La grande rivoluzione portata da Phillips è aver reso il Joker vulnerabile, mostrando che dietro il sorriso perverso e sanguinario, oltre all’anarchia si nasconde un vuoto incolmabile, una solitudine che lo divora dall’interno. Arthur non è un semplice villain; è un uomo profondamente ferito, alla costante ricerca di un senso, di un posto nel mondo. Eppure, più tenta di colmare quel vuoto, più lo sente espandersi dentro di sé, come un abisso che lo inghiotte.

La fragilità emotiva di Arthur diventa il centro di tutto: il vero nemico che affronta non è Batman o la società corrotta che lo circonda, ma il senso di inutilità, la sensazione di non essere mai abbastanza, di essere invisibile. Quel vuoto diventa una presenza costante, una voce silenziosa che lo accompagna ogni giorno, in ogni sguardo mancato, in ogni risata derisoria che il mondo gli riserva.

Arthur cerca disperatamente di dare un senso alla sua esistenza, provando a ridere, a essere “felice”, ma ogni tentativo sembra solo accrescere il suo dolore. Vive nel terrore di affrontare la sua realtà, di guardare in faccia quel vuoto emotivo che lo paralizza, e che alla fine lo spinge verso l’inevitabile trasformazione nel pagliaccio. Il suo cammino verso l’ombra di Joker non è un’esplosione improvvisa della sua follia, ma una caduta lenta e dolorosa, una spirale discendente alimentata dalla sua disperazione.

Quando Arthur diventa Joker, quel vuoto finalmente si dissolve, ma non perché venga colmato, bensì perché ha deciso di abbracciarlo e divenire tutt’uno con esso. Il Joker non è altro che il volto di un amico a cui Arthur si abbandona perché è l’unico “sorriso” che ha accettato la sua fragilità, trasformandola in una forza distruttiva. Ma ciò che rende questo Joker così emotivamente potente è il fatto che, pur avendo scelto la follia, la sua sofferenza è palpabile. Sotto la risata scomposta e il trucco inquietantemente bizzarro, Arthur rimane un uomo irrimediabilmente spezzato, e la tragedia teatrale del suo personaggio sta proprio in questo: ha trovato la sua “liberazione” nel caos, ma quella libertà è una tenaglia ancora più pericolosa dell’abisso nero in cui stava sprofondando.

La seconda follia, Joker: Folie à Deux

Il Joker è tornato, e questa volta la linea che separa Arthur Fleck dal suo folle alter ego è più sottile che mai. Dopo gli eventi del primo film, in cui il dolore di Arthur lo trasformava nel Clown, la sua psiche rimane in bilico, come una ferita che non ha mai smesso di sanguinare. Ma è un incontro cruciale quello che risveglierà definitivamente il mostro dentro di lui: l’incontro con Lee Quinzel, interpretata da Lady Gaga, destinata a diventare molto più che una semplice figura di passaggio nella sua vita.

Lee Quinzel è destinata a rivestire un ruolo decisivo nella nuova fase dell’evoluzione di Joker. Il loro rapporto, sin dal principio, è dominato da un’inquietante ambivalenza: l’amore morboso e tossico che si instaura tra i due diventa una miccia pronta ad esplodere, alimentata da una combinazione di desiderio, dipendenza e caos. Arthur, che una volta si era abbandonato alla follia come unica via di fuga dal vuoto che lo consumava, trova in Lee una sorta di salvezza distorta. Lei diventa il catalizzatore del suo ritorno, la donna capace di risvegliare il Joker che ancora dorme sotto la fragile superficie di Arthur all’interno dell’Arkham State Hospital.

Ma non è un amore che cura o salva, tutt’altro. È un amore che avvelena, che si nutre delle debolezze dell’altro e delle proprie ferite mai guarite. Arthur vede in Lee non solo un riflesso della sua stessa follia, ma una complice capace di condividere quel caos che lo ha sempre distinto. E proprio questa simbiosi tossica diventa l’elemento scatenante per la sua definitiva rinascita come Joker. Il vuoto che lo ha sempre divorato, quell’abisso emotivo che lo aveva spinto verso la follia, sembra finalmente ridursi in presenza di Lee, ma solo perché insieme sono pronti a riempirlo con un amore che distrugge.

La maschera che Arthur aveva messo da parte torna a vivere questa volta a porgergliela c’è proprio Harley Queen. Non si tratta solo di un ritorno esteriore, di un uomo che indossa nuovamente i panni del pagliaccio, ma di una trasformazione interna. In Lee, Joker trova il motivo per smettere di lottare contro la sua follia, abbracciandola completamente. Il loro amore disfunzionale e malato è come una danza pericolosa sul filo del rasoio, un ballo che li porterà entrambi sempre più vicini al baratro. Ma per Joker, questa è la sua resurrezione definitiva, o forse la vera morte di Arthur e un nuovo inizio più crudele.

Non è la redenzione che il mondo si aspetta, ma è la redenzione che Joker, nel suo delirio, ha sempre desiderato: una vita vissuta senza più confini tra l’uomo e il mostro, un’esistenza in cui Arthur Fleck è sepolto per sempre sotto il peso di una maschera che prima o poi cadrà inevitabilmente a terra, sull’asfalto macchiato dal sangue e dal dolore di chi ha subito le conseguenze della follia del Joker.

Quando quella maschera non sarà più un simbolo di libertà ma di puro terrore, cosa accadrà? La folla oserà ancora vedere Joker come un’ancora tra caos e giustizia per il popolo che condivide lo stato di underdog con

lo stesso Arthur. Quando il terrore avrà inghiottito la ribellione, riusciranno a comprendere che la libertà si trova nella luce, e non nell’ombra? O sarà troppo tardi per sfuggire all’abisso che il Joker ha aperto con il suo sorriso macabro? Il futuro del popolo, e di chi ha condiviso con Arthur Fleck lo stato di underdog, dipenderà dalla loro capacità di guardare oltre il caos, di trovare la speranza in qualcosa di più grande, qualcosa che non sia solo distruzione, ma rinascita.

Conclusioni

La natura di Folie à Deux esplora nuove profondità dell’animo di Arthur ma anche in quello di ognuno di noi. La storia di Arthur Fleck, l’uomo dietro la maschera del Joker, si evolve toccando corde emotive e psicologiche che già dal primo lungometraggio avevamo intuito, ma che ora avranno risvolti devastanti.

Cosa ne sarà del pagliaccio interpretato da Joaquin Phoenix, vincitore di un Oscar per la sua magistrale interpretazione nel primo film? Questo lo scoprirete solo al cinema. Con l’aggiunta di Lady Gaga nei panni di Lee Quinzel, la dinamica amorosa e sentimentalmente caotica tra i due è uno dei fulcri principali della pellicola, un amore folle che potrebbe spingere Joker verso un abisso eterno.

Joker: Folie à Deux è disponibile dal 2 ottobre al cinema. Il caos è pronto a risvegliarsi, e starà a voi scoprire dove condurrà.

Di Lorenzo Longoni – Nacon Crew Brand Ambassador