Come è vero che le fiabe iniziano sempre con la celebre frase “C’era una volta”, è altrettanto vero che le principesse sono sempre state contestualizzate come archetipi passivi, non tanto funzionali al raggiungimento dell’obiettivo quanto materializzate nell’oggetto del desiderio.
Ne hanno dovuta fare di strada prima di arrivare ad essere considerate archetipi dinamici caratterizzati da una forte propensione alla risoluzione del problema. Il ruolo della principessa, in questo senso, è drasticamente cambiano negli anni, viaggiando parallelamente dalla presa di coscienza di una società forse troppo orientata all’individualismo di genere.
Se dovessimo immaginare oggi l’inizio di una storia, scriveremmo così:
“C’era una volta una principessa che viveva in un castello. Aveva dei lunghi capelli biondi ed era bellissima: tutti gli i signori e i cavalieri del reame sognavano di prenderla in moglie ma… ma lei non aveva bisogno di essere salvata e non aveva bisogno di un cavaliere. La Principessa era totalmente indipendente e andò da sola a sconfiggere il drago che minacciava il castello, salvando così il reame.”
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